mercoledì 16 febbraio 2011

Colpo di stato?

Ogni cittadino italiano, Berlusconi compreso, ha pagato e si prepara a pagare un prezzo sproporzionato anche con riferimento alle grazie di qualsiasi donna. E le donne centrano ben poco, salvo per alcune avere il momentaneo o interessato bisogno di portare in piazza il loro senso di disagio, o la sofferenza per la perdita della dignità auto stimata. Persone che si prestano a un gioco molto pericoloso.

E subentra una categoria privilegiata di cittadini che, una volta entrati nel loro ruolo, praticamente costano compensi esagerati, producono ciò che scelgono e rispondono solo a se stessi.
Nella cima della piramide alla cui base ogni cittadino si colloca e mantiene, in un momento nel quale nel Sud del Mediterraneo si assiste a movimenti di popolo, sicuramente orchestrati da pochi e altrove, ecco che una limitata cerchia di cittadini, spinge l'imprevidenza del presidente del consiglio dei ministri in una situazione che appena si può capire e i cui esiti non sono certi.
Ciascun cittadino al posto di Berlusconi o della solerte magistratura di Milano, e non solo, sta chiedendosi quante altre e diverse minoranze di cittadini stanno in questo momento pensando a come reagire? Non limitiamoci ai soli politici, ai nostri ideali politici, ai magistrati e pensiamo invece alle forze dell'ordine e armate, probabilmente stanche di un peso che è diventato difficile da sopportare. Di questi poteri leciti e ben presenti o di altri poteri pur esistenti che vengono confusamente considerati a presunti rischi ormai passati, pare che non ci si occupi, come se la nostra realtà dovesse essere immune dalle vicende mediterranee, e di ogni parte del mondo, che improvvisamente si presentano e chiedono il loro prezzo.
Se ogni cittadino, o la maggioranza dei cittadini, non esprime uno Stato degno di un certo livello di organizzazione democratica, si può ritenere che da noi non si stiano presentando le condizioni per un colpo di stato?
Ovunque il livello della sicurezza non offre più garanzie sufficienti, prima del manifestarsi del danno maggiore, da sempre e senza mai individuare per opera di chi, insorgono reazioni inattese. Esse hanno un connotato nazionale, ma generalmente sono promosse altrove, dove si avverte che l'instabilità può provocare pericolo per interessi soprannazionali, o si avverte l'opportunità di creare le basi per interessi particolari. Sia di stati che di organizzazioni criminali. E in gioco c'è il paese Italia, con la sua collocazione geografica, il suo patrimonio artistico, la sua appartenenza all'Unione Europea.
Può la decisione del giudice milanese per le indagini preliminari Cristina Di Censo, o la decisione delle magistrate Carmen D'Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri, non provocare particolare attenzione per le forze che generalmente non operano alla luce del sole?
Io al suo posto, o meglio al loro posto, vuoi non tanto di Ruby, ma di Berlusconi, delle magistrate di Milano, e di chiunque forse può ancora intervenire in tempo, un pensiero ai limiti personali di ciascuno e della propria funzione, me lo porrei.
A voler conseguire risultati, perfino imboccando percorsi apparentemente semplici, quasi sicuramente si viene fermati e si finisce per pagare un prezzo molto caro.
Il "bocconcino" che non si chiama Ruby e che si chiama Italia, non può non fare gola a forze ben più determinate dei magistrati di Milano. Auguri Italia!

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