lunedì 29 novembre 2010

pasta e . . .

Pasta, patata e prosciutto cotto.

Prosciutto cotto con osso, tagiato a dadini,  patata tagliata a dadini,  scalogno appassito in olio di oliva a fuoco molto basso; aggiunta del prosciutto, saltare con amore, senza fretta che prenda colore; sfumare con vino sempre con amore; aggiunta la patata, regolare con acqua tiepida, procedere senza fretta fino a quando la patata si sia ammorbidita secondo il proprio gusto; qualche foglia di salvia, aggiunta la salvia; lasciare insaporire senza fretta; aggiunta la pasta cruda, mescolare con cura, aggiungere acqua tiepida, poca a spesso; la cottura della pasta continua come un risotto; rimestare con delicatezza; parmigiano e pecorino; a fuoco spento aggiunti poco alla volta i due formaggi e un filo d'olio di oliva crudo; la pasta, patate e prosciutto è sul piatto e buon appetito. Alla salute!

Video

giovedì 25 novembre 2010

Fotografia

Passo ore a sfogliare le mie fotografie. Ognuna oltre a farmi godere l'immagine più o meno riuscita, evoca il momento dello scatto, esso stesso più o meno nitido nella mia memoria.
Ogni scatto dona il piacere di riproporre l'immagine ripresa e di attivare la memoria a quel momento. Può limitarsi a un ricordo del luogo, o far riemergere altri sentimenti, o sensazioni provate.
Un'unica immagine che ognuno vede a suo modo e che provoca diversi sentimenti, attuali, ma anche riemergenti dall'avere eventualmente partecipato al fatto fotografato.
Un sentimento del fotografo ha provocato lo scatto. La fotografia che ne è derivata continua a generare sentimenti, nuovi o riferiti alla personale visione della storia. Quella personale che l'immagine ripropone, o che solo propone.


In caccia di immagini il 26 aprile 2005 dai miei cugini Benetel.

lunedì 22 novembre 2010

ciao 96°

Ciao novantaseiesimo post nel blog Mario Malaguti.
Ieri sono riuscito a leggere tutti i precedenti 95 post e a uniformarne una decina.
Ho scoperto da pochi giorni che un blog può diventare un libro stampato.
L'attenzione posta a questo blog riguarda la valutazione se esso, nel suo complesso, possa prestarsi all'edizione in un libro.
Se per blog si deve intendere innanzi tutto la tenuta di un diario, allora i contenuti di questo blog rispettano questa definizione.



Alla fine di oggi, quindi con un'altra giornata di lavoro, avrò le idee più chiare.
Allora adesso al riposo e dopo al lavoro.
Settantenne sperimentatore!

domenica 21 novembre 2010

tagliatelline

Per la serie La cucina di casa mia:



Tagliatelline alla manteca podolica e semi di papavero. Piatto realizzato con tagliatelle de La pasta di Aldo e manteca podolica dell'Azienda Agricola Colantuono, proposte da Franco De Pieri di Latte e . . .

La pasta di Aldo. Lavorazione artigianale, impastata con sole uova, miscele di semole diverse per ogni formato e nazionali, essiccata appesa e lentamente, di facile digeribilità, molto porosa (assorbe bene e trattiene il sugo), buona riuscita nella cottura e nelle porzioni. Ingredienti: Semola di grano duro, uova 30%.




Manteca podolica dell'azienda Colantuono, probabilmente l'unica rimasta che fa la transumanza, quasi sempre a piedi. La manteca è fatta in azienda, utilizzando il latte proveniente esclusivamente dal proprio allevamento di vacche podoliche.


I Colantuono sono l'ultima famiglia d'Italia (forse d'Europa) che, con cinquecento vacche 'podoliche', razza antica portata qui dai Longobardi, pratica la transumanza.


Adempiendo al rito antico della pastorizia itinerante. "Questo ci è toccato in sorte e le mucche, come le rondini, devono migrare".


Felice Colantuono e la sua famiglia, d'origine molisana, hanno iniziato la transumanza nei primi del novecento. Non appena l'estate pugliese comincia a farsi sentire, portano il bestiame sulle montagne di Acquevive, in Molise. "Partiamo ogni anno, da quattro generazioni, con circa trecento mucche.
Attraverso i tratturi, o quel che ne rimane, camminiamo fino al Molise. E se c'è il sole ci scaldiamo, se c'è la pioggia ci bagniamo".


I tratturi sono le larghe vie erbose che, un tempo, quando la transumanza era abitudine, davano da mangiare al bestiame durante il viaggio, strade e pascoli allo stesso tempo, aperti dai Sanniti e tutelati dai Romani. Sulla carta ne esistono circa tre mila chilometri, ma oggi non sono più totalmente percorribili.


Da quando "il nuovo mondo" ci ha costruito attorno strade e città. "Ci mettiamo circa quattro giorni ad arrivare a destinazione - racconta Felice - e lo facciamo perché così si fa da sempre.
Le mucche devono stare bene, sempre libere nei pascoli e infatti le nostre non producono di certo i 40 litri di latte al giorno come quelle chiuse nelle stalle, ma molti di meno".